Claudio Ceradini membro del gruppo di lavoro sulle “Procedure di Allerta” del CNDCEC

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Lo scorso 9 maggio si è tenuta la prima riunione di insediamento del gruppo ristretto di lavoro del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili. Il coordinamento è affidato ai due Consiglieri nazionali delegati alla materia, Andrea Foschi e Sandro Santi, e ne fanno parte oltre a Claudio Ceradini l’avvocato Sido Bonfatti, i commercialisti Alessandro Danovi, Riccardo Ranalli, Paolo Rinaldi, Ester Castagnoli, Luigi Fabozzi e Vincenzi Di Paolo e la ricercatrice della Fondazione Nazionale dei commercialisti Paola Rossi.

C’è molta attesa per le procedure di allerta, che in altre parti d’Europa è già stato sperimentato anche lungamente, e che dovrebbe favorire la diffusione dell’approccio precoce alla crisi. I numeri delle statistiche sono oggi impietosi. Nell’ambito di una apprezzabile riduzione del numero di procedure fallimentari, che  per piccole e medie società calano quasi del 30% nel 2017, tornando ai livelli pre-crisi, si assiste ad un crollo verticale nella adozione delle soluzioni non fallimentari di gestione della crisi. Concordati Preventivi ed Accordi di Ristrutturazione del Debito crollano del 75% rispetto al 2013 (momento di massimo storico, legato anche all’euforia ingiustificata con cui si ricorreva alle prenotazioni), con un trend che persiste nel primo trimestre del 2018 (-16% rispetto al medesimo periodo del 2017). La grande scommessa sul Concordato Preventivo quale strumento di gestione flessibile e tempestiva della crisi è persa. Se a questo si aggiunge che solo il 40% delle società che concludono con successo il percorso concordatario, od ottengono l’omologa dell’accordo di ristrutturazione del debito, sopravvivono dopo 3 anni, e tra queste solo il 10% torna ai livelli di volumi ante crisi, si comprende che il problema non è solo tecnico e giuridico, ma anche culturale, e di approccio complessivo, non solo numerico e legale, alla soluzione della crisi.

Le procedure di allerta sono una sfida, sotto molti aspetti, e suggerire le possibili limature al testo dei decreti delegati per rendere lo strumento efficace, chiaro e realmente utilizzabile, è probabilmente il miglior “early stage approach” possibile.

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